C’è una cosa che faccio da sempre: guardare dentro alle case. Quando passo davanti ad una finestra aperta, o senza tende, quando si fa buio e si accendono le luci, io guardo. A volte arriva una folata di vento che apre uno scuro chiuso male, e allora la tentazione di sbirciare è irresistibile. Non mi piace dire spio, perché io amo le case, tutte, anche quelle che non si mostrano volentieri, che sono chiuse da scuri o tapparelle…ma un po’ di luce trapela sempre, sfugge.

Lo faccio da quando ho memoria, e così ho visto decine, centinaia di case: case colorate, pretenziose, con saloni affollati da gente in festa; grigie di quel grigio azzurro che non cambia nemmeno con la luce di primavera; case abbandonate per scelta o per disperazione; case che vorresti entrare subito e farti offrire un bicchiere di vino; case di Parigi, un po’ scontrose ma così eleganti; case affollate da oggetti senza più cura, soffocate e soffocanti; lucide di cera e di troppe lacrime; case abitate per caso e con distrazione; case assonnate come il risveglio dei bambini.

Ho imparato a non guardare troppo a lungo per non essere scoperta e per non imbarazzare, ma giusto il tempo necessario per notare qualche dettaglio, per immaginare poi chi ci vive, come poterla rendere più accogliente magari spostando quel mobile che ingombrava il passaggio, togliendo tutte quelle pile di giornali dal pavimento, e aprire le finestre per far colorare quell’aria grigio azzurra. Tante volte ho avuto la tentazione di suonare il campanello e dire: “Buongiorno signora, la posso aiutare a sistemare un po’?” Sistemare è una parola che mi piace: ha in se quell’adattabilità fatta di piccoli gesti, che vuol dire che questa cosa è già fatta bene, ti sta bene, basta solo lisciare un po’ qui e tirare un po’ di là. Non si deve sempre cambiare tutto, stravolgere (non mi piace), ma adattare, rendere personale. Certo, a volte è necessario aprire le finestre e far entrare quella tramontana che spazza via ogni dubbio e lascia solo certezze e ottimismo.

Nel mio lavoro non sono mai entrata in case che non fossero pronte ad accogliermi, magari un po’ titubanti all’inizio, forse anche un po’ intimorite… ma che soddisfazione andare via e vederle splendenti, con una luce tutta nuova e tutta loro e con la certezza che i loro proprietari avessero finalmente trovato la loro casa ideale.